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Il 9 aprile 2016 si è aperta la settimana che i Licei poliziani hanno dedicato a Jean Bernard Léon Foucault, lo scienziato francese che nel 1851, con il suo pendolo, riuscì a far vedere a tutti come gira il mondo. L’esperienza scientifica è stata rinnovata a Montepulciano, in San Biagio, con grande successo di pubblico.
Massimiliano Frezzato è l’autore della suggestiva immagine della manifestazione (di cui alleghiamo il programma):
I miei carissimi lettori vedranno che fra le grandi iniziative proposte – lectiones magistrales di Umberto Guidoni e Massimo Cacciari, vari interventi di Ferdinando Abbri, Massimo Mazzoni e altri – ci sono alcuni minimi interventi di Raffaele Giannetti, che ha scritto l’inno del liceo (Laurus nostra culta viret, a cui ha dato la musica Luciano Garosi) e una commedia interpretata da studenti liceali e perfino da qualche professore (La vera storia del pendolo di Foucault):
Anno 1851. In una notte buia e tempestosa, convengono in una locanda presso Parigi, portati dal caso, illustri personaggi dell’epoca (fra cui, come si può ben immaginare, Jean Bernard Léon Foucault). Non si tratta, comunque, solo di scienziati, perché qui si incontrano scrittori, musicisti e molti altri … Fra questi, ci limitiamo a ricordare Victor Hugo, Alexandre Dumas (figlio), Giuseppe Verdi, Gioacchino Rossini e perfino Ciro Pinsuti. Non sembri troppo strana la brigata, perché i personaggi di cui si parla potrebbero essersi trovati davvero nella locanda (forse con una perdonabile eccezione). In questa situazione, le parole della scienza si mescolano pian piano alle note musicali e anche agli strepiti della locandiera e dei camerieri, ai fumi e ai sapori della cucina … Questa è una sorta di commedia musicale, con un sentore di café chantant e di can can, che rappresenta un’epoca nella quale ci si poteva intendere, per così dire, a colpi di romanza: è una commedia per Foucault che ci fa vedere, sulle tavole di un palcoscenico, come gira il mondo!
Vi chiederete certamente perché io debba parlare di me stesso in terza persona, come Giulio Cesare. Forse per dare più importanza a quanto ho fatto? Ovvero come in un risvolto di un libro (dove il nostro piccolo io può diventare l’autore)? No, niente di tutto ciò. Il fatto ha ragioni psicologiche. Mi spiego: è vero che questa volta ho scritto io i versi dell’inno e le battute della commedia, ma è Timothy il vero autore di queste nugae. È stato lui, attraverso la faticosa pratica delle Frottole e delle altre sue macaroneae, attraverso il continuo ed estenuante esercizio della rima e del ritmo, che mi ha permesso di scriverle. In queste faccende, infatti, Timothy mi ha sempre voluto accanto a lui.
Grazie Timothy!
Inno dei Licei Poliziani (Laurus nostra culta viret) (link al pdf)