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A scuola di scrittura
Mentre Timothy è occupato a costruire schemi di parole crociate, io ho del tempo libero da dedicare ai miei passatempi. Mi concede, dunque, qualche spazio. Ogni tanto mette bocca, aggiunge, commenta, ma in fondo mi diverte. Come ha sentito che mi stavo occupando di scuola, ha preteso, come avete già visto, che pubblicassi le sue invenzioni. Ora che ho finito il vademecum promesso qualche settimana fa, “A scuola di scrittura”, e che ho intenzione di pubblicarlo, mi suggerisce un pensiero, un aforisma, come dice lui. Mi suggerisce quanto io – devo ammetterlo – avrei pur voluto scrivere in qualche orlo del piccolo testo. Avrei voluto, ma non ho fatto. Certo, io sono tutti i giorni di fronte ai miei interlocutori, e li devo affrontare tutti (e non sono pochi, e nemmeno tutti uguali: guai a contraddirli). Lui invece no. Comodo, eh? Devo dire, però, che quelle parole avrei potuto scriverle anche io, in un momento di rabbia o di sconforto. Così Timothy, almeno per una volta, supplisce alla mia viltà:
Una scuola che si compiaccia di decidere che cosa sia troppo arduo per gli altri e che bandisca seriosamente la fantasia in nome del rigore e dell’oggettività [!], potrà produrre cervelli selezionati e ingrassati tutti allo stesso modo, adatti per così dire ai supermercati, e buoni come i polli corrispondenti.
Torniamo alla mia ultima fatica. Si tratta di un libretto che, nato nelle aule scolastiche come ausilio per gli studenti, raccoglie le mie indicazioni per la stesura e la redazione di un testo. Vi si prendono in esame alcune questioni di grammatica elementare ma, per così dire, quotidiana. Tre appendici – sulla struttura del verbo, sulla metrica e su un intricato passaggio dell’analisi logica (e della sua didattica) – ne concludono la prima parte. Infine, in luogo di un sommario di retorica, si presentano le interpretazioni critiche di due testi – poesia e prosa – particolarmente amati dalle antologie scolastiche (leggi «da me»): Sentinella di Fredric Brown e Veglia di Giuseppe Ungaretti. I due testi analizzati costituiscono illustri esempi di scrittura breve che stanno bene dentro a un libello che è un elogio della sintesi: «È un fatto che la crescente massa della compilazione rischia di oscurare, e non solo nelle grammatiche, le questioni più rilevanti e formative» (dalla Breve nota introduttiva).
Descrizione sommaria del contenuto:
- «Corretto vs. opportuno», ovvero precisazioni sul concetto di correttezza (alquanto sfuggente e proteiforme).
- Contro la paura, moralistica e italica, della tecnologia e della scrittura elettronica.
- Elogio della concretezza nella scrittura, ovvero tirata contro la trasformazione dei biglietti in titoli di viaggio e altre abominevoli obliterazioni.
- Duro attacco contro tre virus stilistici inoculati negli alunni dalla scuola stessa: a) la paura del dialetto; b) Dillo con parole tue! c) Il tabù delle ripetizioni.
- Varie osservazioni sulla sintassi di base (sull’uso della punteggiatura e sulla sintassi del gerundio).
- Consigli di stile.
- Le principali norme della redazione di un testo.
- Appendici varie: a) struttura del verbo italiano; b) un passaggio fondamentale dell’analisi logica; c) piccolo prontuario di metrica.
- Due esempi di interpretazione del testo in prosa e in poesia: Sentinella e Veglia.
Raffaele
P.S.:
Pubblichiamo, anche per coloro che non hanno voluto misurarsi con gli infantili schemi di Timothy, le soluzioni alle monovocaliche, accompagnate, su suggerimento del mio faceto amico, da una citazione poetica:
A nera, E Bianca, I rossa, U verde, O blu, vocali,
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(A. Rimbaud, Vocali)